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Le statue di S. Cataldo

  • orizzontecultura2
  • 10 mag 2021
  • Tempo di lettura: 4 min

In occasione dei festeggiamenti per la festa di S. Cataldo vogliamo ricordare alcuni avvenimenti che hanno interessato, nel corso del tempo, le statue del Santo Patrono della città di Taranto. Come Nicola Caputo racconta nel suo libro “San Cataldo vestito di nuovo”, i tarantini, molto devoti al loro Santo protettore, gli hanno sempre attribuito il miracolo di averli protetti dalle epidemie, carestie, terremoti, dalle bombe delle guerre mondiali e da altre sventure. Per poterlo venerare con la dovuta dignità nel corso dei secoli sono state realizzate diverse statue.

Nel 1465 i tarantini, per ringraziare il Santo che aveva liberato dalla peste Taranto ed il suo circondario, fecero costruire la prima statua di S. Cataldo ricavandola dall’“allungamento” del mezzo busto voluto nel 1346 dall’Arcivescovo Ruggiero Capitignano. In quell’anno i tarantini accolsero la statua con manifestazioni di giubilo.

Con il passare del tempo però ci si accorse che il Santo rappresentato in quella statua aveva forme “troppo rigide e stilizzate” perché proveniva da quell’antico mezzo busto (che non fu nemmeno fuso) al quale l’artista del 1465 aveva dovuto adattare l’intero corpo del Santo.


Per questi motivi l’Arcivescovo Mons. Jorio, nel 1891, commissionò all’artista napoletano Vincenzo Catello una nuova statua del Patrono di Taranto che giunse nella nostra città il 7 maggio 1892 e fu solennemente benedetta nel pomeriggio del giorno seguente alla Stazione Ferroviaria. Di qui fu trasportata nel Duomo seguita in processione da tutta la popolazione.


Il nuovo simulacro di S. Cataldo, nonostante le polemiche dei mesi precedenti, fu gradito a tutti: era alto due metri e mostrava il santo nell’atto di camminare tra la folla mentre benediceva con la mano destra e con la sinistra reggeva il pastorale. La statua, realizzata nella fonderia dell’istituto Casanova di Napoli, era smontabile e quindi imbullonata e tenuta insieme nelle sue parti con vari arnesi. Sistemata nella nicchia che sovrasta l’altare del Cappellone, ogni anno in prossimità del 10 maggio, veniva spostata nella sacrestia e sottoposta a lucidatura dei vari pezzi prima di essere portata in processione per la festa patronale. Gli occhi del Santo, neri e lucenti, costituiti da due spilloni di materiale pregiato, con al centro una piccola pietra preziosa che rappresentava la pupilla, erano stati donati alla Cattedrale da una devota nobildonna tarantina. La celebrazione della festa patronale proseguì di anno in anno con le consuete processioni fino ad una data che rimarrà impressa nella storia di Taranto.

La sera del 1° dicembre 1983 nella Basilica Cattedrale accadde un evento che sconcertò tutta la cittadinanza: il furto della statua di S. Cataldo. Chi si trovò la mattina del giorno seguente in quei pressi vide nella piazzetta antistante la gente in tumulto che invocava “la pena di morte per i ladri sacrileghi”. Entrando in Cattedrale la visione era ancora più desolante per il disordine che regnava nel Cappellone e il vuoto della nicchia che custodiva la statua del Santo.

Dopo accurati accertamenti i ladri, quattro napoletani, furono assicurati alla giustizia: facevano parte di una banda di specialisti in furti sacrileghi, in grado di distinguere l’argento puro dal semplice metallo argentato ed esperti nella movimentazione di statue voluminose. I malviventi raccontarono che la statua del nostro Patrono, ormai irrecuperabile, era stata fatta a pezzi e poi fusa per ricavarne dei lingotti che erano stati successivamente venduti. La nuova statua del Santo Patrono fu commissionata dall’Arcivescovo Guglielmo Motolese, un mese dopo il furto, al prof. Orazio Del Monaco di Grottaglie. Fu realizzata nella Fonderia artistica “Giuseppe Di Giacomo di Vittorio Di Giacomo” di Napoli e giunse a Taranto il 4 settembre 1984 a bordo di un grosso furgone.


Portata a Palazzo del Governo, ne uscì trionfalmente la sera dell’8 settembre in processione. La cerimonia di inaugurazione fu celebrata alla presenza delle autorità cittadine e dei tarantini che accorsero numerosi nella Rotonda del Lungomare. Dal palco che era stato allestito prese la parola l’allora Sindaco di Taranto, Giovanni Battafarano, poi il presidente della provincia. Avvenne così in una data insolita per quell’anno, la cerimonia chiamata “u pregge” che consiste nell’atto di consegna della statua del Patrono al sindaco. Quell’8 settembre fu l’unica volta in cui questa antica tradizione si svolse in un luogo diverso dalla Cattedrale e in una data diversa dall’8 maggio.


Ma il racconto non finisce qui. L’eccessivo peso della nuova statua di S. Cataldo cominciò a diventare un problema ogni anno a maggio al momento di prelevare la statua dalla nicchia per lo svolgimento delle processioni. L’operazione risultava molto faticosa per gli incaricati della discesa e non priva di pericoli per l’integrità del simulacro.

Si decise quindi di realizzare un’altra statua mentre era Arcivescovo mons. Benigno Papa: nel 2001 fu lanciata una sottoscrizione con lo slogan “Una goccia d’argento per la nuova statua di San Cataldo”, rivolta a tutti i fedeli delle parrocchie che numerosi offrirono medagliette, catenine ed altri oggetti o offerte in denaro per la realizzazione della nuova opera. L’artista a cui fu commissionata la nuova statua fu Virgilio Mortet, della ditta omonima di Oriolo Romano in provincia di Viterbo, artista con un validissimo curriculum. Il “nuovo S. Cataldo” è giunto a Taranto, il 4 maggio 2003, da Oriolo fino alla nuova stazione navale di Chiapparo, da qui con la motonave “Tremiti” della Marina Militare è stata trasportata per mare attraverso il canale navigabile ed è giunta al castello Aragonese dove ha toccato il suolo tarantino per la prima volta, acclamata da tutta la popolazione.

 
 
 

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